[vc_row][vc_column width=”1/1″][blockquote type=”left”]“Qualunque cosa faccia una persona, il risultato delle sue azioni la seguirà fino ai confini del mondo. Non c’è luogo sulla terra né in cielo in cui le conseguenze delle nostre azioni non diano frutti”         Il  Buddha.[/blockquote][image type=”none” float=”none” info=”none” info_place=”top” info_trigger=”hover” src=”2413″][text_output]Il termine sanscrito KARMA, che significa “azione”, descrive la legge di causa ed effetto: quello che seminiamo raccogliamo. Cosa più importante, il Karma è il risultato dell’intenzione. Mettiamo che un uomo prenda una lama e la affondi nel corpo di un altro uomo provocandone la morte. Che tipo di karma ha generato? Se a impugnare la lama è un abile chirurgo che effettua un intervento rischioso per alleviare la sofferenza, il karma è positivo anche se il paziente muore; la stessa azione compiuta sotto la spinta dell’ira, invece, produrrà il karma nefasto dell’assassinio.

Intenzione e motivazione, le radici del karma, occupano un posto del tutto centrale nella psicologia buddhista. Il Dalai Lama, che guida il popolo tibetano in anni di esilio e di lotta politica, dice che, sebbene possa fare anche lui qualche errore, l’unica cosa su cui può contare con sicurezza è la sua motivazione sincera. Il modo più efficace per dirigere il nostro karma è chiarire la motivazione e formulare un’intenzione.

Quando abbiamo l’intenzione di vivere con nobiltà d’animo, rispetto e compassione, e agiamo a partire da queste intenzioni, ci prepariamo un futuro positivo. Quando la nostra motivazione affonda le radici nell’ira, nel senso d’inferiorità, nell’attaccamento, nell’autocritica, nella paura e nella depressione, e agiamo a partire da queste intenzioni, perpetuiamo questi schemi comportamentali che generano dolore.[/text_output][blockquote type=”left”]Sii consapevole dell’intenzione che hai. L’intenzione è il seme da cui nasce il nostro futuro.[/blockquote][text_output]Nei testi antichi, karma compare spesso come parola composta, karmavipaka. Il termine significa “azione e risultato”, quello che chiamiamo causa ed effetto. Non è un concetto filosofico: è una descrizione psicologica di come si dispiega la nostra esperienza giorno dopo giorno.

Un buon modo di cominciare a comprendere il karma è osservare i nostri schemi di comportamento. Osservando abitudini e condizionamenti, ci rendiamo conto che il nostro cervello e la nostra coscienza creano schemi ripetitivi. Se pratichiamo il tennis già da tempo, la palla ha appena lasciato la racchetta dell’avversario che già anticipiamo il nostro prossimo colpo. Se pratichiamo la rabbia, il minimo insulto innescherà in noi un accesso di furore. Questi schemi sono come un cd riscrivibile: quando uno schema di reazione viene inciso ripetutamente, diventa la risposta standard. Le neuroscienze moderne l’Hanno dimostrato in modo piuttosto convincente: se ripetuti, i nostri schemi di pensiero e di azione possono modificare realmente il nostro sistema nervoso. Ogni volta che concentriamo l’attenzione e seguiamo le nostre intenzioni, i nostri nervi si accendono, le sinapsi si connettono e quegli schemi di attività neuronale si rafforzano: alla lettera, i neuroni crescono lungo quello specifico percorso.

Il maestro zen Thich Nhat Hanh descrive il processo karmico del condizionamento con un’altra metafora: l’immagine di piantare semi nella coscienza. I semi che seminiamo contengono in sé un potenziale di crescita, quando le condizioni sono favorevoli. Il seme di una magnolia o di una sequoia contengono tutto lo schema vitale della pianta, che reagirà a condizioni propizie alla crescita in termini di acqua, terra e luce solare. Un testo buddhista cinese descrive questi semi: “Dall’intenzione germoglia l’atto, dall’atto germoglia l’abitudine. Dall’abitudine cresce il carattere, dal carattere si sviluppa il destino”.[/text_output][image type=”none” float=”none” info=”none” info_place=”top” info_trigger=”hover” src=”2421″][text_output]Quello che pratichiamo diventa un’abitudine. Ciò che può essere benefico in una certa occasione in seguito può diventare una forma di prigione. Ma sulle abitudini si può lavorare: possiamo “ri-cablare” il nostro sistema nervoso con il processo di consapevolezza. Questa trasformazione si origina nell’intenzione. La psicologia buddhista spiega che a monte di ogni atto c’è un’intenzione, a volte anche inconscia. Per generare un nuovo karma possiamo utilizzare il riconoscimento, l’accettazione, l’investigazione della sofferenza e la non-identificazione; la consapevolezza e la non-identificazione ci permettono di scegliere una nuova intenzione. Possiamo farlo attimo per attimo; possiamo anche scegliere intenzioni a lungo termine con le quali trasformare la nostra vita.[/text_output][blockquote type=”left”]L’intenzione sostenuta nel tempo è definita “dedizione”[/blockquote][text_output]Nel monastero della foresta ci riunivamo nel buio prima dell’alba, a lume di candela, e i monaci iniziavano le salmodie del mattino per dedicare la giornata. Il canto ci ricordava che quando ci dedichiamo a uno stile nobile di vita la via del risveglio si fa percorribile; ci saremmo dedicati a utilizzare il sostegno ricevuto per risvegliare in noi la compassione per tutti gli esseri.

Formulare un’intenzione a lungo termine è come stabilire il punto cardinale verso cui volgere il cuore. Per quanto dure siano le tempeste, per quanto accidentato sia il terreno, anche se dobbiamo tornare indietro per aggirare gli ostacoli, la direzione in cui andiamo è chiara. I frutti della dedizione sono visibili nellle migliori imprese umane: si possono vedere ella leadership politica di Nelson Mandela e di Aung San Suu Kyi, in atleti come Lance Armstrong, Alex Zanardi, …

A volte la nostra dedizione riguarda qualcosa di pratico: imparare a suonare bene il pianoforte, mettere su un’impresa florida, impiantare e coltivare uno splendido giardino. Ci sono anche generi di dedizione di respiro più vasto: possiamo dedicare la vita alla preghiera, impegnarci a una sincerità incrollabile o a operare per la pace nel mondo… Queste dedizioni di ampio respiro danno una direzione precisa alla nostra vita, quali che siano le condizioni esterne, fornendoci un orientamento e un significato.

Un altro punto importante sulla dedizione: non possiamo stabilirla una volta per tutte e poi dimenticarcene. Occorre non dipendere dalla speranza del risultato, ma piuttosto concentrarci sempre più sul valore, la giustezza, la verità del lavoro in sé. Allineando la dedizione con la nostra intenzione più alta, noi tracciamo il percorso del nostro intero essere. A quel punto sappiamo dove siamo diretti, per quanto duro sia il viaggio e per quanto grandi le deviazioni e i passi indietro.

Anche la più saggia delle nostre intenzioni ha bisogno di sostegno. In quanto esseri sociali, siamo continuamente influenzati dalle persone che abbiamo intorno. Nel monastero, salmodiare quotidianamente i nostri voti rinforzava ripetutamente le nostre intenzioni. La psicologia buddhista ci aiuta a utilizzare il potere di questi rinforzi. Se non abbiamo una presenza mentale ben sviluppata siamo alla mercé delle spinte condizionanti che ci circondano e ci è facile perdere di vista la via che avevamo scelto di percorrere. Ecco perché il buddhismo mette l’accento sulla pratica: la parola saggia, la non litigiosità, la generosità, la compassione vanno praticate sempre e di continuo, nelle situazioni più banali come in quelle più importanti.

Quando le spinte negative che ci vengono dagli altri rinforzano il nostro senso di fallimento, facciamo un passo indietro.  Se comprendiamo che i nostri stati mentali sono facilmente influenzabili dagli altri, ci rendiamo conto anche dell’importanza dell’amicizia spirituale. L’aiuto che ci si può dare reciprocamente è decisivo! Quali che siano le nostre intenzioni, tutti noi abbiamo bisogno dell’aiuto di altri intorno a noi che ci facciano da specchio. A volte ci serve proprio la spinta di coloro che sanno vedere la nostra bontà e che sanno parlare al nostro cuore con saggezza e coraggio.[/text_output][blockquote type=”left”]La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo solo conquistato la libertà di essere liberi.   Nelson Mandela[/blockquote][text_output]Le nostre esperienze si verificano con grande rapidità, dunque le reazioni abituali possono sfuggirci di bocca o di mano prima che ce ne rendiamo conto. E’ utile praticare la “risposta adeguata” con le sollecitazioni più facili, così quando le cose si fanno toste il nostro schema di reazione è già instaurato. E’ utile anche allenarci a fare una pausa prima di reagire; si chiama “pausa sacra“, è quell’attimo in cui ci fermiamo e lasciamo andare l’identificazione con i problemi e le reazioni. Fermandoci possiamo notare l’esperienza del momento, il dolore, il piacere, la paura o l’eccitazione. E’ nella quiete che precede l’emergere della reazione abituale che diventiamo liberi.

In quella pausa possiamo esaminare le nostre intenzioni: se abbiamo formulato un’intenzione a lungo termine o un oggetto di dedizione per la vita, possiamo richiamare ala mente i nostri voti: altrimenti possiamo semplicemente controllare la motivazione che ci muove. Stiamo cercando di pareggiare i conti, di vincere a ogni costo? O vogliamo agire mossi dal rispetto per noi stessi e degli altri, per piantare semi di comprensione e di coraggio? Dipende da noi.

Il potere dell’intenzione si vede più facilmente in quel che diciamo: nella conversazione riceviamo retroazioni immediate e spesso la risposta che ci viene data è lo specchio della nostra intenzione. Prima di parlare possiamo esaminare la nostra motivazione: è compassione e di interessamento per tutti? O vogliamo avere ragione? Chiarirci l’intenzione che abbiamo è decisivo in tempi di difficoltà: quando c’è disarmonia o conflitto, desideriamo sinceramente ascoltare le preoccupazioni dell’altro? Siamo aperti a imparare, a vedere? Questo è il segreto della parola saggia. Come la descrive Buddha: “parlate con motivazione gentile. Dite ciò che è vero e utile, parlate a tempo debito e a beneficio per tutti”. Quando ci mettiamo in contatto con la nostra più alta intenzione impariamo a vedere con gli occhi della compassione e tutto diventa più gestibile.

Quando intraprendiamo questo viaggio, per prima cosa bisogna che orientiamo la bussola verso la compassione: una volta che dedichiamo le nostre azioni a un’intenzione positiva per tutti, cominciamo a trasformare la situazione. La nostra dedizione ci dà l’autorità e la libertà di agire per amore, qualunque cosa succeda. Il punto di partenza è ciò che risulta dal karma passato, ma non è tutto qui: possiamo uscire dalle abitudini inconsapevoli, metterci in contatto con il nostro cuore saggio e scegliere liberamente un nuovo modo di agire.

Quale che sia la situazione, ci si offre la libertà di scegliere la nostre intenzione più alta, di scegliere di essere liberi. Quando comprendiamo il karma e l’intenzione, ci è data l’opportunità di orientare il nostro cuore e di dedicarci alla nostra intenzione più alta. E’ questo che trasformerà il nostro mondo.[/text_output][text_output]

Tratto da IL CUORE SAGGIO, di Jack Kornfield, ed. Corbaccio

[/text_output][/vc_column][/vc_row]